martedì 16 aprile 2013


Arrivati. Caritas mozambicana, sede di Maputo, stanza straconfortevole e connessione internet. Più zanzariere alle finestre, zanzariere al letto. Zanzariere ovunque. Maputo sembra un pò Catania, con meno strade asfaltate. Tanta gente in giro per la strada, sabbia, macchine e leggera confusione. Ma se devo essere sincero, da quando ha albeggiato sul continente africano, ho  avuto l'impressione di essere in Sicilia, anzi, di essere proprio nella mia provincia. Però i colori hanno qualcosa di magico. Il cielo, almeno di giorno, è veramente unico, va dal verde all'azzurro..e i fiumi sono immensi...alcuni almeno. Altri sono dei letti pieni di passione africana, rossi, come la loro terra.
Atterrare all'aeroporto di Maputo,  permette di godere del meraviglioso spettacolo dell'oceano Indiano (la capitale infatti, si trova sulla costa), ma l'illusione dura poco, il tempo di una virata. Ed eccoti con gli occhi puntati sulle distese di baraccopoli ammassate l'una sull'altra della periferia di Maputo. Migliaia di case, prive di servizi, e forse anche di speranze.
Comunque, la città sembra carina. Resteremo qui per i prossimi due giorni, partenza prevista per Maxixe venerdì mattina.

Ah,
nei bagni dell'aeroporto di Addis Ababa sono  presenti alcune teiere, non bevetene l'acqua. Servono per sciacquarsi i piedi.
Ah,
l'aereo diretto a Maputo era pieno per metà di cinesi. Ma a noi non interessa parlare del più grande fenomeno coloniale post-rivoluzione industriale, a noi interessa contare quanti rom, zingari, albanesi, varcano i confini nazionali per venire a fare i lavori più umili. Sottopagati. Senza sicurezze.
Ah,
il cibo sembra buono, dico sembra perchè quello servito sull'aereo era straspeziato ed aveva lo stesso sapore del vomito, vomito post mangiata delirante.

Per Ciccio Gulina, le ragazze sono strabelle, in Etiopia come qui, quindi si, puoi mollare Barbara e venire.


1 commento:

  1. Vieni a prendermi in aeroporto?

    P.S. Perché l'icona del blog è la bandierina dell'ARCIGAY?)

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